giovedì 1 gennaio 2015

Recensione del libro di Danilo Reschigna


C'è poesia nei ventuno racconti surreali di "Non mi ricordo il titolo", l'autore Danilo Reschigna deforma la realtà come specchi fantastici che riflettono multiple visioni e sebbene ci facciano sussultare, la poesia che traspare ci affascina. Leggendo entriamo in una confusione mentale che può dare fastidio, che ci fa pensare che lo scrittore non abbia lucidità di pensiero, che sia assente da sé. Invece tra le righe dei suoi discorsi, apparentemente senza logica, si manifesta il filo poetico che li lega e che ci prende senza che ce ne accorgiamo. L'autore riesce a far emergere quella parte di noi che si nasconde nei sogni e che a volte appare anche quando siamo svegli e ci permette di associare libere parole, pensieri ed immagini senza freni inibitori o scopi preordinati. Liberare il pensiero dal controllo della ragione è Poesia.C'è poesia in "Zia Mira", la poesia delle povere anime affogate nella solitudine, una poesia scura, sentimentale, ma non per questo meno esaltante e soave come solo gli animi sensibili come quello dell'autore dei racconti sanno trasmettere. Danilo Reschigna è capace di rivestire di un'anima poetica anche le cose più comuni e banali come i prodotti che si possono trovare ne "Il supermercato" freddo e meccanico dei nostri giorni, dove si entra per comprare cose necessarie ma anche inutili. Come un vero poeta egli parla dell'amore nel racconto "La prima volta" e come un menestrello medievale afferma che l'amore è uno "stupendo sospeso" e amare la propria donna vuol dire "entrare nel (tuo) suo silenzio".
             Autore: Ivana Tata @tutti i diritti riservati   

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