Il mio vestito leggero è soffiato dal vento mentre sul molo granelli di sabbia mi levigano il viso. Questo pontile che si infila nell'azzurro permette che tutto il mare che il mio sguardo può contenere, bussi alla porta della mia smania. Qui è scesa la montagna a bagnarsi i piedi che le onde abbracciano e schiaffeggiano con urla soffocate come per ghermire la sua onestà. Qui tra cielo e mare, tra nostalgia e rimpianto, una lacrima assorbe il vizio e la verità non si lascia vedere. Distillato di luce riempie la scena e forse alle spalle del monte c'è un sentiero che porta là dove il presente è sostenuto dal passato senza chiedere o offrire e dove la poesia ha significato e concreta logica di essere sé stessa. Un piccolo granchio arancione fugge l'onda che l'afferra più volte e lo rivolta senza successo. Il mare ora arriva, ora parte ora ti dona, ora si riprende quello che ti ha appena donato, fa come fa la bizzarra sorte. Autore: Ivana Tata @tutti i diritti riservati
La cercavi Toni tra i vicoli di Napoli ombrosi e violenti e la tua tristezza traboccava per espandersi la notte sulla fosforescente lingua d'asfalto che terminava nel nulla e la morivi con la ferita aperta. La cercavi John nelle stazioni di Londra sobrie e tradizionaliste e la tua compassione tremava davanti alla raffinatezza della sorte che ti attendeva come risposta al vivere tuo incostante e deludente e soccombevi sotto il peso enorme. La cercavi Mario nelle piazze di Roma assolate e pigre e la tua speranza non era forte e si perse nel tradimento indelicato di coloro che non ti sostenevano e mentre tornavi a casa deluso ti colse la pazzia di un dolore infinito. La cercavi Pierre sui viali di Parigi festosi e lucenti e il tuo tormento non lasciava libero il cuore spaventato e la figura irreale che inseguivi non aveva occhi per te e guardava oltre il tuo corpo trasparente perché tu eri ora solo anima. Autore: Ivana Tata @tutti i diritti riservati
Tra brutti insetti ed erba abbarbicata sui sassi ci sono vite perdute da tempo, sono le tempeste dell'animo che non seguono itinerari semplici ma tortuose strade tra paludi. Abbiamo percorso dolorosi cammini per raggiungere le belle stagioni che salvano la fede ed ora le donne velate sacrificano sull'ara per magnificare il nostro arrivo. Recuperare senza turbamenti le voci care alla nostra fantasia di fanciulli è stato facilitato dalla poesia che viene a trovarci spesso con generosa amorevolezza. Le gabbie si sono aperte lasciando andare la tigre che ruggisce senza cattiveria, perché adesso può estasiarsi della pace fatta con l'uomo non più cacciatore di cuccioli. Autore: Ivana Tata @tutti i diritti riservati